20060104

Lo spettatore europeo

Lo spettatore europeo corrisponde ad un sito-rivista che ha per oggetto la discussione pubblica della e nella sfera culturale europea. Tenta di far lavorare la materia culturale europea da ricercatori ed analisti competenti, provenienti da tutti gli orizzonti disciplinari, di diverse lingue e di tutti i paesi europei, al fine di far fruttare l’idea di un’europa concepita come distaccata da se e in rilancio. Facendo dunque dell’europa una figura privilegiata del nostro avvenire ed il momento di un rilancio infinito, in se e al di furi di se, con gli altri paesi, questa rivista di conseguenza funziona come un sito-speculare ,nel quale l’europa che si sta formando deve anche vedersi. Riflettere l’europa , é dunque il suo compito.
In tal senso, uno degli aspetti, che non é per noi , e per scelta deliberata per nostro obiettivo, né economica né finanziaria, e sul quale possiamo avere peso o efficacia, é quello della vivacità di uno spazio pubblico che coniughi allo stesso tempo dibattiti e controversie, incomprensioni e progetti collettivi.Tra questi : come liberarci dall’eredità dei « caratteri » nazionali che racchiudono, identificazioni nazionali, il primato di una lingua unica che si identifica alla « cultura », le classificazioni che ingabbiano le culture e organizzano i diverbi in concorrenza ?
Ognuno di noi vede bene da dove ci vengono questi ostacoli e la loro storia. Le nazioni e i nazionalismi si inventarono in Europa. E ancora occorre precisare quanto sia importante non portare questi difetti ad un’altra scala, appunto a quella dell’Europa. Per esempio, cercando paradossalmente di disfarsene riconducendo tutti gli elementi culturali alla cosidetta unità di una formula commerciale o di una lingua unica e passe-partout. Oppure richiudendo l’Europa in frontiere fissate. Contro questa tendenza, lo scopo di questa rivista in rete sarebbe di praticare contemporaneamente la circolazione dei problemi e delle prospettive, e il riconoscimento di quanto compiuto qui e li’ nella prospettiva di un superamento dei quadri nazionali. Insomma, questa rivista in rete sarebbe piuttosto dalla parte di un’apertura identitaria (ma anche disciplinare, a profitto di una transdisciplinarità senza equivoci) che altro. Nel frattempo, in alcuni casi, questo puo’ consistere anche solo nel guardare la stessa cultura, ma in modo differente.
Insomma, lo Spettatore europeo si propone di promuovere una comprensione della cultura europea con movimento di sorpasso.
Cio’ vale a dire per noi che produciamo lo Spettatore europeo, la cultura europea non è un problema d’identità di origine o di unità-omogeneità. Rifiutiamo totalmente queste ipotesi come mortifere. La cultura europea non esiste sotto la forma di un suolo, di un solco, di un territorio, di un luogo, di una raccolta di fonti o di un passato che dovremmo sacralizzare. La cultura europea corrisponde meno a quello che possiamo dirne che a quello che possiamo farne.
Se una cultura europea puo’ forgiarsi, è obbligando gli europei a mescolarsi gli uni agli altri, sulla base di un’apprendimento reciproco delle loro lingue, delle familiarità delle loro culture, e abbattersi gli uni contro gli altri, non sotto la forma di una logomachia, ma sotto la forma di un’impresa di confronto e di scoperta. Una tale cultura, da formarsi, deve essere pensata all’intersezione tra tutte le linee di forza culturale che si elaborano, al momento presso tutti coloro che desiderano tirarsi fuori dai paletti nazionali. E questo, senza che l’una o l’altra lingua o cultura possa servire da verità alle altre.
Lo Spettatore europeo, che si pone come obiettivo di servire da luogo d’incontro a quanti desiderano partecipare alla costruzione di una cultura europea, vuole fare entrare in interazione delle cittadine e dei cittadini, delle ricercatrici e dei ricercatori ed attori culturali di ogni tipo, al fine di costituire un osservatorio della cultura europea. Un’osservatorio che renda conto di quanto puo’ essere detto e pensato da un popolo europeo ad un altro. Ed un osservatorio che favorisce le azioni collettive organizzando degli arcipelaghi di incontro tra quelli che vogliono fare dell’europa un luogo di risorse teoriche ed un luogo di apertura sul mondo.
La cultura europea di un popolo europeo è evidentemente in fieri. Non pretendiamo di sostituirci a questo popolo. Non possiamo parlare nè a nome di un popolo europeo esistente nè a nome di un popolo europeo futuro. Non puo’ dunque trattarsi, nello Spettatore europeo che di creare un collettivo d’enunciazione mirante alla costituzione di questo popolo. E se non sappiamo quello che diventerà questo popolo, possiamo almeno prevedere che importa meno il definire una comunità di esistenza o di coesistenza che rendere possibile una forma di divenire collettivo.
Il centro della formula « lo Spettatore » è d’altra parte quello di un giornale inglese del 18° secolo. Thomas Addison e Richard Steele avevano fondato The spectator per testimoniare sui Lumi britannici. La rivista si diffondeva nei club, i caffè ed altri circoli. Indirizzandosi al pubblico, realizzava un certo tipo di unione tra la letteratura ed il giornalismo. Ma in essa non parlavano che degli inglesi. Marivaux aveva ripreso il titolo, in Francia, cambiato in « Le Spectateur français », e in esso rendeva conto dei costumi e della sociabilità parigina. Lo Spettatore europeo vuole andare piu’ lontano, prestando ad uno spazio pubblico culturale europeo il motto : Interazione. Traduzione. Trasformazione.